Siddhartha 2.0

“Hai voglia a leggere Siddhartha, tanto prima o poi uno str***o che ti fa perdere la pazienza lo trovi comunque”.
A volte è frustrante non poter controbattere.

Mi piace leggere mentre viaggio in treno o in aereo, in parte perché mi distoglie dalla noia ma soprattutto perché posso recuperare quel tempo da dedicare a me che ultimamente fatico a trovare.
Approfittando della trasferta nella terra di Mozart (ma anche di Hitler) ho aggiunto un altro tassello alla voce “libri che avrei dovuto leggere 20 anni fa: i grandi classici in etá adulta”. Si tratta del Siddhartha di H.Hesse, romanzo che fa dell’introspezione e della ricerca del proprio Io i suoi punti forti.
Devo ammettere che è stata una piacevole sorpresa, mi aspettavo un mappazzone filosofico in stile ‘I versi satanici’ di Rushdie (che da codardo ho abbandonato prima di pagina 27) e invece mi ha appassionato fin da subito, facendomi provare una forte empatia nei confronti del protagonista.

Fin qui tutto bene.

Una volta letta l’ultima pagina e chiuso il libro, sono rimasto come inebetito a fissare un punto nel nulla di fronte a me, con una domanda che non voleva smettere di fare skateboard nel mio cranio semivuoto: “quanto sarebbe vissuto Siddhartha nel terzo millennio, tra globalizzazione e bastoni per i selfie?”
Ora, volendo essere obiettivi, va detto che quanto a spirito di adattamento era ben attrezzato, stiamo sempre parlando di un personaggio che da benestante è passato VOLONTARIAMENTE ad avere le allucinazioni per la fame, uscendone più che egregiamente… che tradotto in un curriculum odierno si leggerebbe come ‘temperamento dinamico’. Chapeau.
Anche con le donne penso non se la sarebbe cavata malaccio, visto come è riuscito a trarre vantaggio da uno dei primi prototipi di donna dedita al meretricio professionistico, mi sento di poter dire che anche in questo campo si sarebbe potuto permettere la sopravvivenza.
Su tutti peró un aspetto lo vedrebbe pesantemente sconfitto, quello del confronto e della dialettica. Riuscite ad immaginarvi un aspirante asceta che accende la tv e guarda un telegiornale nazionale qualsiasi? Senza essere tragici sono convinto che ingoierebbe la propria lingua sperando di reincarnarsi in una inerme cesta di vimini.
Siddhartha, uomo che imparò a fare del contatto e della simbiosi con la natura una delle proprie virtù, si troverebbe oggi a vivere in un mondo -figurativamente e letteralmente- di plastica, in cui i valori rischiano di perdersi come una piantina in fiore finita per errore nel mezzo di un’immensa discarica.

Caro Siddhartha, nel malaugurato caso mi stessi leggendo, accetta questo mio consiglio: resta dove sei e continua ad ascoltare il fiume che scorre, sicuramente ti racconterà meno bugie di quante oggi ne vengano raccontate a noi.

J

20 pensieri riguardo “Siddhartha 2.0

  1. superbe sia il tuo pezzo che il libro, ma aggiungerei anche Hesse: leggerlo è sempre una garanzia.
    (Imperdibile Vienna: una città da vivere a tempo di valzer)

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            1. Sono ancora qui fino a fine settimana anche se di vacanza ha proprio poco, sono a 50km da Vienna e senza auto… però il posto non è male, l’aria è fresca e si mangia bene, almeno questo funziona

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  2. Libro meraviglioso, lo amai in età adolescenziale e ancora adesso resta fra i miei preferiti, anche se mi rendo conto che dovrei rileggermelo per cogliere qualche nuova sfumatura che da ragazzina, certamente, mi era passata inosservata.
    Penso che rifuggiarsi in queste pagine sia un ottimo modo per sfuggire da questo mondo moderno così poco introspettivo e poetico, quindi penso sia meglio lasciare il nostro Gautama lì dove stava e, al massimo, essere noi ad andare a trovarlo.

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